Titolo: La stanza della tessitrice
Autore: Cristina Caboni
Casa editrice: Garzanti
Pagine: 300
Prezzo: 18,60€
Pubblicazione: Ottobre 2018
Genere: Romanzo
Categoria: Anima
Piangi solo dopo essere caduta, mai prima. É inutile.
Già per il suo secondo libro, 'La custode del miele e delle api" (che resta il mio preferito), ho pensato che Cristina Caboni si fosse superata rispetto al precedente: leggendo 'La stanza della tessitrice' ho pensato la stessa cosa, ma stavolta ancora di piú perché la trama ha una parte dell'ambientazione che va dal 1923 al 1943, passando per la guerra tra Francia e Italia e il clima antisemita, sottoforma di flashback (e a cui viene dato piú spazio soprattutto verso la fine).
Essendo questa ambientazione legata ad un 'mistero', non scendo nei particolari per non spoilerare; dico solo che é stata una bella sorpresa trovare per la prima volta anche questo tema in un suo libro. Non ci sono riferimenti storici perché per la trama non erano quelli ad essere importanti, ma proprio il modo in cui ha trattato comunque l'argomento, ha reso il tutto ancora piú intenso e piú empatico nei confronti dei personaggi, patteggiando per uno ed opponendosi ad altri.
Ho avuto due impressioni forti durante la lettura, probabilmente proprio per questo contesto storico: che fosse tutto veramente reale e che stessi guardando un film completamente ambientato in quel periodo, anche per le parti invece attuali (se non fosse stato per i riferimenti per esempio al cellulare).
L'abito non deve appendersi al corpo, ma seguire le sue linee. Deve accompagnare chi lo indossa e, quando una donna sorride, l'abito deve sorridere con lei.
La protagonista principale é Camilla, giovane tessitrice con una sensibilitá particolare che la porta ad andare sempre oltre e guardare nel cuore delle persone: crea abiti non seguendo la moda ma su misura per ognuno, di cui ascolta la storia in modo che quelli che crea siano pezzi unici e che parlino per chi li indossa, raccontando i propri sogni e ció che ciascuno ha dentro di sé. La sua storia si incrocia con quella di Caterina che, vissuta negli Anni '20, creava anche lei vestiti secondo gli stessi principi di Camilla. Ed é proprio per Caterina che Camilla si ritroverà a ricostruire i tasselli del mistero a lei legato. Le loro storie sono talmente parallele che da un lato ci sono Camilla e Daniela che sono cugine, e dall'altro Caterina e Luisa, cugine anche loro: si tratta infatti di una storia basata sulla famiglia.
Si dovevano sempre seguire i propri desideri. Per questo li ricamava sugli abiti, affinché tutti potessero ricordarli [...] 'E se in questo abito speciale io ricamassi i tuoi sogni? Cosí li porteresti con te e, nel caso li dimenticarsi, ti basterebbe guardarlo per ricordarli. Un abito che ti faccia stare bene e che ti riempia di allegria'.
Per quanto riguarda l'ambientazione geografica, troviamo i riferimenti alla Sardegna, la sua Terra, di cui Cristina parla quasi sempre nei suoi libri, dimostrando quanto sia legata ad essa, e poi Parigi, il lago di Como (che ho amato in modo particolare!) e Milano.
Anche stavolta quindi per me Cristina é stata una conferma e non é mai deludente perché, per quanto la base della struttura sia sempre la stessa, con ogni capitolo che inizia con la descrizione di ció che corrisponde all'argomento di ciascun libro e che per me é ció che la caratterizza e la rende unica, poi nella trama c'é sempre una storia diversa, ogni volta sempre piú matura. Ed io la ringrazio per averci regalato anche stavolta un romanzo intenso, a cui non é difficile affezionarsi: un inno alla forza delle donne ma dove trova spazio anche una certa sensibilità maschile rappresentata dagli altri due protagonisti, Paul e, soprattutto, Marco.
I vestiti hanno un grande significato per chi li indossa, possono cambiare il loro umore. Un abito rende sicuri, alimenta il coraggio.
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